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Archivio 2012

Vecchia Cina

Marzo 2012 – Il figlio di Liu Shaoqi è stato silurato dopo la caduta in disgrazia del figlio di Bo Yibo. Ok, questa frase non ha senso. O meglio ne ha ma solo se siete dei feticisti di storia del Partito comunista cinese (come me che, lo confesso, a 15 anni sapevo a memoria tutti i nomi dei componenti del Politburo da Mao Zedong in giù). Però se avete un po’ di pazienza questa frase è cruciale per capire cosa succederà questa settimana in Cina, dove dopo dieci anni si rinnovano tutti i vertici del potere.

Liu Shaoqi è stato presidente della Cina maoista (l’unico a ricoprire questa carica oltre a Mao). È stato anche il bersaglio numero uno della rivoluzione culturale, l’arcinemico delle Guardie rosse, morto in disgrazia, imprigionato e torturato.
Bo Yibo è stato un economista, principale alleato di Liu Shaoqi, compagno di nuotate di Mao, anche lui caduto in disgrazia durante la Rivoluzione culturale.
Vecchia Cina, appunto.
Oggi il figlio di Liu Shaoqi è il generale Liu Yuan. E il figlio di Bo Yibo è stato fino a qualche mese fa l’astro nascente del nuovo corso cinese, Bo Xilai.
Bo Xilai è stato espulso ieri dal Partito (a soli quattro giorni dal congresso) dopo che sua moglie è stata processata e condannata a morte per l’omicidio di un affarista inglese al quale la famiglia Bo era legata per i propri traffici.
Questa settimana i vecchi vertici cinese, il presidente Hu Jintao e il premier Wen Jiabao, saranno sostituiti (come accade ogni decennio circa). Il presidente Hu ha pensato bene di tenere la sua parte di potere facendo fuori (politicamente) i suoi avversari nella Commissione militare del Partito (quella che tiene in mano il fucile e il vero potere), tra cui appunto il figlio del vecchio presidente, il generale Liu Yuan. Cosa rimane al premier Wen Jiabao lo ha spiegato bene il New York Times in un lunghissimo articolo in cui ricostruisce i miliardi della famiglia (in gran parte intestati alla mamma novantenne). Per quell’articolo il sito cinese del New York Times è stato oscurato a tempo indeterminato.
Questo feuilleton succede ai vertici e assomiglia alle improbabili trame di potere di Dallas (la soap opera).
Nella vita di tutti i giorni, nelle settimane precedenti il congresso del Pc cinese sono successe le seguenti cose.
Ai tassisti di Pechino è stato imposto di bloccare i finestrini posteriori, cosicché a qualche passeggero dissidente non venga in mente di lanciare volanti o altro materiale di propaganda (tipo i palloncini colorati su piazza Tian An Men, strettamente proibiti). Essendo come tutti i tassisti del mondo più a destra del Potere, quelli di Pechino hanno duramente reagito: “E adesso chi ce le rimborsa le maniglie che abbiano tolto?”.
Tutti gli oggetti che possono essere lanciati o usati per far volare messaggi di propaganda sono stati vietati. Esempio: mongolfiere e palloncini colorati, piccioni addestrati, palline da ping pong, aeroplanini telecomandati.
Dai negozi sono stati fatti sparire i coltelli da cucina, nelle librerie gli scaffali di libri di politica sono improvvisamente stati sostituiti da libri di Stephen King o Victoria Beckham o libri per bambini (i commessi giurano che si tratta solo di un inventario annuale).
Sono state vietate tutte le forme di divertimento di massa: niente maratone, fiere di animali, concerti jazz, riprese cinematografiche all’aperto, conferenze accademiche.
Nessun nuovo sito potrà essere messo online fino a dopo il congresso, la velocità delle connessioni a internet è simile a quando c’erano i modem, canali tv tipo Cnn e Bbc sono spariti anche dagli schermi delle palestre più esclusive.
A proposito di divertimenti, metà delle prostitute di Pechino (e non sono poche) sono state arrestate e portate temporaneamente fuori città. Per non parlare dei dissidenti che sono stati “invitati” a prendersi un paio di settimane di vacanza fuori città, accompagnati da un poliziotto come guardia del corpo.
Sono vietate le canzoni che includano le parole “morte” o “abbasso”. Tanto che l’ospitata tv di una cantante che doveva intonare “Morire d’amore” è stata cancellata.
La Nuova Cina sopravvive come può nell’attesa che la Vecchia Cina finisca i suoi riti. A me l’elenco delle cose che di volta in volta viene vietato nei momenti politicamente cruciali fa molto ridere, così come mi affascina che 63 anni dopo la rivoluzione la burontocrazia comunista sia rimasta perfettamente uguale, sostituita dai figli solo perché i padri sono morti di vecchiaia.
Mi riporta però anche al binomio libertà-democrazia e a come debba essere ripensato. Non si può dire per esempio che non ci sia ampia libertà economica in Cina. Così come non si può dire che nell’altro grande Paese che decide questa settimana la sua leadership (gli Stati uniti) per la scelta del presidente si sia fatto risparmio di democrazia – tra primarie e campagna elettorale ci mettono quasi due anni a decidere. Anche se poi (con tutto il rispetto per il primo presidente nero) i programmi dei due candidati sono tragicamente simili. Alla faccia della democrazia.