9 ottobre 2010 – Il Nobel per la pace al dissidente cinese Liu Xiaobo è una scelta bellissima, coraggiosa e senza ombre. È il riconoscimento alla grande tradizione democratica cinese, quella che né le guerre civili né l’occupazione straniera e neppure sessant’anni di dittatura sono riusciti a cancellare.
È l’omaggio ai ragazzi della Primavera di Pechino, alle vittime di piazza Tian An Men del 1989.
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Made in China
31 dicembre 2010 – Sara vive in un villaggio del Kenya. Per arrivare alla città più vicina (Mogotio) deve fare due chilometri a piedi e tre ore di mototaxi. A Mogotio ci va soprattutto per ricaricare il suo cellulare, che usa per tenere i contatti con la famiglia e per sapere i prezzi delle galline sul mercato. Così riesce a mandare avanti il suo piccolo allevamento. A Mogotio – lo racconta il New York Times – lascia il cellulare nel negozio in cui lo ricaricano per 30 centesimi. Però deve aspettare il suo turno perché i cellulari da ricaricare sono tanti e quindi deve tornare dopo un paio di giorni. Costo del viaggio: 20 dollari. Adesso la sua vita è cambiata: per 80 dollari la sua famiglia ha comprato un pannello solare.
Vecchia Cina
Marzo 2012 – Il figlio di Liu Shaoqi è stato silurato dopo la caduta in disgrazia del figlio di Bo Yibo. Ok, questa frase non ha senso. O meglio ne ha ma solo se siete dei feticisti di storia del Partito comunista cinese (come me che, lo confesso, a 15 anni sapevo a memoria tutti i nomi dei componenti del Politburo da Mao Zedong in giù). Però se avete un po’ di pazienza questa frase è cruciale per capire cosa succederà questa settimana in Cina, dove dopo dieci anni si rinnovano tutti i vertici del potere.